Federippodromi
Locandina Galoppo - Trotto
Federazione Ippodromi d'Italia

Convegno Federippodromi - Relazione di apertura del Presidente dott. Stefano Meli



Federippodromi è da sempre molto attenta a studiare il nostro settore, convinta del ruolo fondamentale degli ippodromi e della loro Associazione nel mondo ippico. Ogni ippodromo è o dovrebbe essere il punto di riferimento attraverso cui ruota tutta l’attività ippica di un territorio.

Federippodromi ha da sempre cercato di affrontare le tematiche complessive dell’ippica in modo razionale e scientifico. Una dimostrazione è lo studio realizzato da Nomisma nel 2005 e nel 2006; così come la collaborazione con il MIPAAF, prima nelle audizioni del gennaio dello scorso anno e poi nella stesura delle linee strategiche di sviluppo dell’ippica italiana.

Nonostante questo continuo impegno la Federippodromi è stata spesso accusata di “silenzio assordante”. Il nostro stile non è tanto quello di far rumore intervenendo sui singoli fatti, quanto quello di cercare di analizzare in modo sistematico i problemi per poi tentare di proporre delle soluzioni.

Il convegno di oggi è un’ulteriore prova, in un momento molto difficile, in cui ci auguriamo vengano prese importanti decisioni per evitare la morte per consunzione dell’ippica italiana, oramai da troppo tempo senza un governo che possa avviare le forti azioni indispensabili per ristrutturare e rilanciare il comparto. Senza fare la storia delle gestioni che si sono succedute in questi ultimi anni, tutti sappiamo che l’UNIRE è senza vertici dallo scorso giugno.

“C'è una parte del mondo del cavallo che mi angoscia ed è quella dell'ippica” ha detto il ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan “38 ippodromi sono troppi come pure 18 mila corse”.

Il Ministro poi si è detto preoccupato dal grosso calo di pubblico e dalla recente gestione dell'Unire. Sulle scommesse ippiche Galan ha aggiunto che “sono fatte male e senza innovazione in un contesto in cui la concorrenza ha sviluppato forme di gioco straordinariamente belle”.

Ecco, con questo convegno vogliamo offrire un ulteriore contributo di conoscenza, descrivendo la dimensione globale dell’ippica e il suo potenziale economico, sociale, culturale e ambientale e illustrandone aspetti, alcuni forse meno noti, che la caratterizzano quale settore importante dell’agricoltura e dell’economia del nostro Paese.

1) L’ippica è cultura, storia, tradizioni, arte; siamo convinti che la valorizzazione e la tutela delle risorse culturali che ci sono state consegnate dai nostri predecessori, costituisca la leva fondamentale per la creazione di un valore durevole da trasmettere alle generazioni future.

Di questo ci parlerà il prof. Enrico Landoni, Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze della Storia e della Documentazione Storica dell'Università degli Studi di Milano

2) L’ippica è tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio rurale, patrimonio così importante per il nostro Paese.

Quando si parla di ippica e di allevamento si devono poter cogliere tutti gli aspetti legati ad esso, se vogliamo che le attività legate al cavallo si consolidino e raggiungano anche gli altri obbiettivi derivanti dal disaccoppiamento delle politiche agricole comunitarie ed in particolare quelli legati a

- funzioni di salvaguardia ambientale, paesaggistica, di conservazione dei valori culturali;

- rivitalizzazione sociale del territorio;

- rafforzamento dell’immagine di “qualità” del nostro Paese;

- multifunzionalità dell’azienda agricola

Per raggiungere questi obbiettivi appunto, dobbiamo far si che chi alleva cavalli o chi li utilizza in modo imprenditoriale possa ricavarne un reddito che gli permetta

- di ammortizzare i grossi investimenti che l’attività necessita

- e di remunerare il proprio lavoro,

- oltre a soddisfare quella forte passione che hanno tutti quelli che si dedicano al cavallo.

Il CAVALLO rappresenta infatti un prodotto agricolo no food che può generare un alto valore aggiunto se ben valorizzato nella filiera.

Ci parlerà di questo il prof. Maurizio Silvestrelli, Direttore del Centro di Studio del cavallo sportivo dell’Università di Perugia.

3) L’ippica è ippodromo, dove si produce lo spettacolo delle corse dei cavalli, dal quale provengono le risorse economiche che vengono redistribuite ai numerosi portatori di interesse, generando occupazione, aggregazione, socialità, sviluppo e quindi ulteriori risorse economiche.

- L’ippodromo è fonte di reddito redistribuito ai numerosi stakeholders.

- L’ippodromo è fonte di lavoro diretto e indiretto:

lo studio McKinsey svolto a livello europeo per EMPA stima che da 1 cavallo siano generate generate 1,8 ULU .

- L’ippodromo è fattore di coesione e integrazione sociale, dove si va con amici, per socializzare, per con-dividere le emozioni.

- L’ippodromo è tutela ambientale: la maggior parte dei 42 ippodromi sono dei grandi parchi urbani e spesso contribuiscono alla preservazione di aree di particolare pregio all’interno delle città (Quale parte del Paese è rimasta la stessa da oltre 100 anni?) caratterizzandone inequivocabilmente il quartiere.

- L’ippodromo è turismo, per i flussi che genera in occasione delle grandi giornate di corse e per la valenza di infrastrutture di supporto al turismo che hanno molti ippodromi (Merano, Montecatini, Cesena, ……)

- L’ippodromo è integrazione fra i vari Paesi d’Europa grazie ai numerosi circuiti internazionali di corse o agli scambi di esperienze o saperi, come nel caso della formazione professionale

Di questo parlerà il Prof. Marco Allegrini, ordinario di Economia Aziendale dell’Università di Pisa che da alcuni anni segue il fenomeno ippodromo come azienda in grado di realizzare e provocare un’attività sostenibile nel proprio territorio.

4) L’ippica non è sono solo cultura, allevamento, competizione sportiva, o scommesse, dalle cui ultime trae comunque gran parte delle risorse economiche per il suo sostentamento, ma è, in primo luogo, un comparto economico e in tal modo ad esso bisogna guardare.

Di questo parlerà il Dott. Riccardo Acciai segretario generale dell’UNIRE.

In questo momento di riorganizzazione del settore ippico, in grave crisi, è fondamentale confrontare e condividere i valori, i modelli e le migliori pratiche per poter affrontare le difficoltà, tracciando nuovi percorsi, ripensando il futuro del nostro business: in una parola dobbiamo innovare.

E a proposito di confronti vorrei accennare ai risultati recentemente pubblicati dello studio già citato sulla filiera ippica nei vari paesi europei svolto da McKinsey per conto di EPMA, le cui conclusioni indicano che “il dinamismo del settore dipende da una coerente cornice legislativa in grado di garantire nel lungo termine il ritorno ai professionisti del settore, delle risorse economiche provenienti dalle scommesse”.

In Europa mediamente le risorse per il settore provenienti dalle scommesse sono pari al 65% percentuale in linea con quella italiana.

Non esiste Paese al mondo (eccettuato quelli di religione islamica) nel quale l’attività ippica non è legata, più o meno strettamente, alle scommesse. Il recente dibattito che anima il nostro settore e le istituzioni, sullo sganciamento totale del finanziamento dell’ippica dalle scommesse è, a parere della Federippodromi, un modo fuorviante di proporre una soluzione ai problemi del settore.

Il principale problema dell’ippica infatti rimane quello di riavvicinare il pubblico, perduto a favore di altri sport; di nuove tendenze nell’utilizzo del tempo libero; di molteplici nuove forme di giochi e scommesse che, come ha giustamente detto il Ministro, sono “straordinariamente belle”.

Pubblico perduto soprattutto, noi riteniamo, per scarsa attenzione alla qualità del prodotto corsa/scommessa e per mancanza assoluta di comunicazione: i risultati sono una visibilità dell’ippica sempre minore ed oggi quasi assente, in un mondo dominato dai media, ed una immagine che è andata via via peggiorando, innescando un circolo vizioso che ha prodotto la contrazione delle scommesse e di conseguenza delle risorse per il sistema. Il ribaltamento di questa situazione si può ottenere non se si considera la scommessa una variabile indipendente, ma solo se si è convinti che le corse dei cavalli siano un spettacolo al quale il pubblico partecipa, anche emotivamente, attraverso la scommessa; la quale diviene quindi anche metro di misura dell’interesse della gente verso il nostro sport: quando lo spettacolo ippico tira allora cresce anche la propensione a scommettere sulle corse dei cavalli, purchè la scommessa sia un prodotto appetibile cioè facile e moderna, cosa che oggi non è.

Solo un forte orientamento al cliente permetterà di recuperare pubblico che segua, che frequenti gli ippodromi, che si entusiasmi per le corse non giocando su dei numeri, ma scommettendo sulle performances dei cavalli per divertirsi e partecipare a un evento sportivo con passione e conoscenza. Che trasferisca poi questa passione e conoscenza nell’emozione di possedere un cavallo e veder correre i propri colori!

Questo è il circolo virtuoso che dobbiamo creare!

Ringraziamo quindi tutti i relatori e ci auguriamo, con questa giornata, di offrire ulteriori elementi di conoscenza e di valutazione a chi ha la responsabilità di prendere decisioni vitali per il nostro settore.

Ci auguriamo altresì che a questa iniziativa ne seguano altre e nasca un confronto fra coloro che sono chiamati a decidere ed i destinatari delle decisioni, cioè gli attori del comparto.